Salaparuta
Forse non molti sanno che il primo al mondo a incidere un disco di Jazz fu, a New Orleans, Nick La Rocca, oriundo di Salaparuta e che ad un gruppo di giovani jazzisti, tra cui Luis Prima e Roppolo, tutti originari della cittadina, conducono le origini del jazz. Dobbiamo pure sapere che la nuova Salaparuta, con il suo impianto di strade lineari e ampie piazze, sorge a pochi chilometri dal vecchio centro abitato, completamente distrutto dal terremoto del ’68. Recuperate da poco le suggestive fondazioni della vecchia chiesa Madre e dell’ex convento dei Cappuccini, il paese conserva gelosamente nella nuova Matrice la statua quattrocentesca di Bianca di Navarra, strappata alle macerie.Giungete in occasione dell’allestimento degli altari in onore di San Giuseppe o della celebrazione dell’ncontru, nel giorno di Pasqua, tra i simulacri di Cristo e Maria, non dimenticando di assaggiare una gustosissima e tipica ‘nfigghiulata accompagnata dal delizioso vino Salaparuta DOC che qui si produce.
Forse non molti sanno che il primo al mondo a incidere un disco di Jazz fu, a New Orleans, Nick La Rocca, oriundo di Salaparuta e che ad un gruppo di giovani jazzisti, tra cui Luis Prima e Roppolo, tutti originari della cittadina, conducono le origini del jazz. Dobbiamo pure sapere che la nuova Salaparuta, con il suo impianto di strade lineari e ampie piazze, sorge a pochi chilometri dal vecchio centro abitato, completamente distrutto dal terremoto del ’68. Recuperate da poco le suggestive fondazioni della vecchia chiesa Madre e dell’ex convento dei Cappuccini, il paese conserva gelosamente nella nuova Matrice la statua quattrocentesca di Bianca di Navarra, strappata alle macerie.Giungete in occasione dell’allestimento degli altari in onore di San Giuseppe o della celebrazione dell’ncontru, nel giorno di Pasqua, tra i simulacri di Cristo e Maria, non dimenticando di assaggiare una gustosissima e tipica ‘nfigghiulata accompagnata dal delizioso vino Salaparuta DOC che qui si produce.
PAESAGGIO
Salaparuta nuova, ricostruita secondo un moderno disegno urbanistico, è situata nella valle dell’Alto Belice, alla destra del fiume e alle pendici del monte Porcello, in una zona dagli aspetti ambientali e naturalistici variegati, dove l’occhio spazia fino ai monti di Alcamo e di San Giuseppe Jato, verso la montagna di Entella, giù fino al mare di Selinunte e sui vicini territori di Gibellina, Sambuca, Santa Margherita Belice e Montevago. Il ponte stradale sul Belice, con le alte sponde a ventaglio, segna la valle tra le province di Trapani e Agrigento. Dagli spazi aperti della chiesa Madre di Salaparuta vecchia il paesaggio agricolo impone la sua identità: valli, colline coltivate a vigneto che identificano anche una zona di vini DOC e uliveti che ricadono nella zona DOP Valle del Belice. Un paesaggio urbano stravolto dal sisma del 1968, ma che si riconosce nel suo territorio.
STORIA
SALAPARUTA: due nomi, una storia, un sito per indicare l’antica Sala degli Arabi, poi dei Paruta, la famiglia che nel 1507 aggiunse quella del proprio casato alla denominazione della primitiva città. La storia è millenaria e si lega a quella del territorio circostante: abitata da Sicani, Elimi, Greci, Romani, ha mantenuto le impronte più marcate della dominazione araba che ha lasciato tracce nelle colture agricole e nella toponomastica.
Gli Arabi ritennero questi terreni, fertili e ricchi di acqua, luoghi adatti per impiantare colture e giardini, costruire cube, mulini ad acqua, casali (raggruppamenti di case) detti rabateddi, ai quali diedero i nomi di Belich, Salah, Taruch.
Rahal al Merath era il casale attorno al castello o ad una torre, nel quale si trasferirono gli abitanti di Salah, e poi via via anche quelli degli altri casali, dando vita ad una nuova Sala, divenuta poi Sala dei Paruta, in seguito all’acquisto della baronia da parte di Ruggiero Paruta nel 1436. “Monti, boschi, acque”, terre da pascolo procurano a Ruggiero il titolo di barone della Sala, ma fu Geronimo Paruta, nel 1503, ad avere la facoltà regia di espandere il nuovo abitato.
Poi dopo secoli, nel 1968, il terremoto! Distruzione e morte determinano l’abbandono del vecchio centro urbano e lo spostamento in contrada Cusumano, presso Costa di li cuti, a 170 metri s.l.m.
La nuova Salaparuta è una città moderna, nitida e dinamica, con ampie strade e piazze, con nuove case e nuovi edifici pubblici.
Salaparuta è orgogliosa di avere un oriundo famoso: Nick La Rocca (1889-1961), cornettista del jazz classico che incise il primo disco jazz della storia nel 1917, il cui padre emigrò nel 1876 a New Orleans. Salaparuta celebra Nik con un busto presso il centro sociale e gli ha dedicato, in occasione del 75° anniversario dell’incisione, il Nick La Rocca Memorial Day.
NATURA
Gli elementi di naturalità, diffusi a mosaico, che riconducono all’antico bosco mediterraneo sono presenti ovunque come lembi relitti di un sistema ormai quasi del tutto scomparso. Il Monte Porcello e il Bosco di Sinapa contengono formazioni a macchia di elevato valore naturalistico e paesaggistico. Laddove le pareti risalgono ripide si affermano comunità vegetali rupestri su particolari substrati rocciosi compatti, fortemente acclivi. Gli interventi di forestazione sono invece avvenuti attraverso l'utilizzazione di specie esotiche. Questi impianti svolgono una funzione di protezione dal dissesto idrogeologico, e consentono di innescare i processi di insediamento della macchia mediterranea favorendo la flora nativa e l'evoluzione della vegetazione verso forme più progredite. Il patrimonio faunistico e ornitologico è molto vario ed interessante.
ARTE
Le opere d’arte recuperate dalle macerie del terremoto sono ora custodite nelle due nuove chiese: nell’ingresso della chiesa Madre si trova la statua della Regina Bianca di Navarra, già ritenuta il simulacro di Santa Caterina di Alessandria, uno dei primi esempi di scultura siciliana del Quattrocento, riferibile ad un artista di formazione napoletana, cui è stato dato il nome di Maestro della Regina Bianca.
Presso la stessa chiesa sono inoltre custoditi il pregevole Crocefisso (1755) di fra Benedetto Valenza, posto sull’altare maggiore e la pietra dipinta raffigurante la Madonna del Piraino (sec. XVI), ossia una Madonna con Bambino seduta su un albero di pero, secondo un’iconografia ispano-portoghese, ai cui piedi stanno inginocchiati San Giovanni Battista e San Nicolò di Bari. Un gruppo ligneo processionale con lo stesso soggetto (primi sec. XX) si trova ora nella chiesa della SS. Trinità.
MONUMENTI
Arrivando a Salaparuta si viene accolti dal Monumento ai caduti (1926), l’unico recuperato dalla città vecchia e voluto dalla comunità di emigrati di Brooklyn.
Architetture contemporanee di un certo pregio sono: la chiesa Madre, progettata da Gaetano Averna, cui è seguito un intervento di Luigi Giocondo, con una curiosa pianta a ventaglio ed un prospetto caratterizzato da un’impalcatura di pilastri; la chiesa della Trinità, disegnata dall’architetto Vito Corte, più semplice e più lineare, preceduta da un ampio sagrato. Fra gli edifici pubblici meritano attenzione l’Osservatorio architettonico, progettato da Antonello Sotgia e Giuseppe Cangemi per essere destinato a contenere i progetti di ricostruzione delle opere pubbliche dei paesi della Valle del Belice, ed il Centro sociale, dell’architetto Saverio Bono, con un alternarsi di pieni e di vuoti, di linee rette e curve.
RUDERI DI SALAPARUTA.
Quello che rimane del vecchio centro abitato di Salaparuta, distrutto dal sisma del 1968, è un ammasso di rovine tra cui emergono ruderi di case, la base della torre quadrata del castello dei Paruta, la parte bassa dei muri perimetrali della chiesa Madre, con le basi dei pilastri delle navate e le strutture degli altari laterali: a pianta basilicale con tre navate, transetto e alta cupola, aveva una facciata molto slanciata nella parte mediana, tipica dei migliori esempi del barocco siciliano. Sul muro esterno di casa Sancetta, una edicoletta ricorda il luogo dove è avvenuta la miracolosa lacrimazione di un capezzale in gesso, raffigurante il Sacro Cuore di Gesù, nel gennaio 1957. Recenti restauri hanno rimesso in sesto il convento dei Cappuccini (sec. XVIII) con l’inserimento di nuove strutture metalliche: dell’annessa chiesa rimane solo la facciata con portale decorato.
TRADIZIONI
Espressione di una tradizione che ogni anno si rinnova, sono i simbolici altari di San Giuseppe, Santo della Provvidenza, allestiti nei giorni 18 e 19 marzo nelle case private per sciogliere un voto, la prummissioni. Ricoperti di finissime lenzuola ricamate, sono addobbati con alloro, arance, limoni, grossi pani rotondi, cucciddati, e con i tipici squartucciati, sfoglie di pasta ripiena di fichi triturati, dalle forme simboliche, modellate dalle esperte donne del paese che con certosina pazienza e straordinaria abilità creano stupefacenti intagli facendo affiorare lo strato dei fichi. Nella giornata del 18 è di rito offrire a chi visita l’altare dolci, pani e ceci: ricevendoli non si deve però mai dire grazie, in quanto il dono è dovuto dal padrone di casa all’ospite. Il giorno 19, a tre persone, un tempo tre poverelli alludenti alla Sacra Famiglia, viene offerto un pranzo dal cui ricco menù sono però banditi carne e pesce, mentre è d’obbligo un primo di spaghetti conditi con uno speciale sugo di pomodoro, arricchito di broccoli, punte di asparagi, finocchietto, il tutto spolverizzato con mollica abbrustolita. Quello che non viene consumato dai tre commensali si offre a vicini e parenti.
Altra usanza è quella di realizzare per Pasqua i cannatuna, uova vere con decori di pasta dolce colorata.
Se oggi possono apparire folkloristiche le foto d’altri tempi che ritraggono le donne di Salaparuta con il cerce (rutedda) e le pesanti quartare in testa, presso la fonte “li Cannoli”, esse invece assumono valore di tangibile testimonianza di operosità, se considerate in un contesto di vita povera di tecnologie, ma ricca di dedizione al lavoro, che per gli uomini si svolgeva nei campi e nelle cave di tufo.
ENOGASTRONOMIA
Da sempre nel territorio è stata pratica la viticoltura che oggi rappresenta il settore produttivo predominante. Ai vini, bianchi e rossi, prodotti nel territorio del Comune di Salaparuta, è stata riconosciuta la denominazione di origine controllata (DOC), l’8 febbraio 2006. I vitigni autoctoni Catarratto, Grillo, Insolia, Grecanico e Nero D’Avola sono stati affiancati dai vitigni internazionali come: Chardonnay, Sangiovese, Syrah, Merlot e Cabernet Savignon che riescono ad esprimere straordinarie caratteristiche di pregio enologico. Prodotti DOP del territorio sono l’oliva Nocellara del Belice, dalla quale si ricava un pregiato olio extra vergine, dal sapore fruttato, con retrogusto di mandorla, e la Vastedda del Belice, un formaggio a pasta filata, confezionato con latte di una razza ovina autoctona .
Una vera prelibatezza è la nfigghiulata, pasta di pane ripiena di cipolle, patate e salsiccia.
RELIGIONE RICORDI LEGAMI
La religiosità è un elemento che contraddistingue gli abitanti i quali hanno sempre dimostrato nel corso dei secoli fervente venerazione per i propri protettori, San Giuseppe e la Beata Vergine del Piraino, ai quali dedicano solenni festeggiamenti . Grande venerazione è riservata alla pietra che reca l’immagine della Madonna del Piraino, miracolosamente rinvenuta, secondo la tradizione, intorno al XVI secolo, da una tal Beatrice che lavava i panni presso un torrente.
Con commozione ricordano la visita di Papa Giovanni Paolo II nel 1982, e l’omaggio resogli da uomini e donne del paese, col monumento realizzato dallo scultore Giovanni Alessi, all’ingresso della città.
Molto sentita è la celebrazione dei riti della Settimana Santa che si svolgono tra devozione ed antiche usanze popolari, iniziando il Giovedì con l’adorazione di Gesù Sacramentato in coena Domini. Nel primo pomeriggio del Venerdì ha luogo la commovente funzione delle tre ore di agonia, culminante nella morte del Cristo sulla croce con il reclinare del capo, mentre a sera si svolge la processione del Cristo nell’urna. Alla mezzanotte del sabato, Gesù risorge balzando fuori dal sepolcro, tramite un meccanismo. Il giorno di Pasqua, preannunziato da un Angelo, si svolge lo spettacolare ncontru tra le statue della Madonna e del Cristo Risorto, alla presenza di fedeli osannanti e di turisti.
Vivo è ancora il ricordo della miracolosa lacrimazione di un capezzale in gesso, raffigurante il Sacro Cuore di Gesù, avvenuta presso una casa privata nei giorni 13, 14, 15 e 25 gennaio 1957, esattamente gli stessi in cui, a distanza di undici anni, si sarebbero verificate le scosse del terremoto che hanno sconvolto la Valle del Belice.
Una comunità di emigrati in Australia ed Argentina mantiene forti legami con la terra natia.
EVENTI E MANIFESTAZIONI
La piazza Paruta è il principale luogo di aggregazione e di incontro sociale, mentre il Centro Polivalente ospita spesso convegni, mostre ed eventi.
Ad agosto si svolge una manifestazione che promuove la valorizzazione dei prodotti tipici locali con degustazioni accompagnate dal vino Salaparuta DOC.
Mostre di vario genere si tengono in occasione della festività di San Giuseppe, tra cui quella degli squartucciati. Spettacoli e concerti si svolgono sia presso l’auditorium del centro sociale, sia presso il Convento dei Cappuccini in Salaparuta vecchia; concerti Jazz vengono inoltre organizzati dal Centro Studi e Ricerche Nick La Rocca.
La città ha dato il via ad una iniziativa di rilievo nazionale: il Primo trofeo nazionale di panca “Trofeo Sicilia- Città di Salaparuta” .
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