Poggioreale
La nuova Poggioreale è dislocata su bastioni sovrapposti, ciascuno disposto intorno ad una piazza circolare; la scenografica piazza Elimo fu progettata dal famoso architetto Paolo Portoghesi. Ma l’identità di Poggioreale non si trova nel nuovo centro abitato, quanto negli impressionanti ruderi del vecchio “paese fantasma” posto “su un poggio degno di un re” (da cui il nome), abbandonato in seguito al terremoto del 1968. Nel successivo sito archeologico del “Castellazzo” si può scoprire la storia più antica del territorio e godere in cima di un panorama sulla provincia tra i più suggestivi che si possano immaginare. Se la vocazione agricola del territorio trova testimonianza nel piccolo Museo etno-antropologico, periodicamente la cittadina si anima di sagre e manifestazioni che ripropongono al visitatore i sapori e i colori delle antiche tradizioni, tra cui la Sagra della ricotta e dei Formaggi, la Sagra della Muffuletta e i Calici di stelle.
La nuova Poggioreale è dislocata su bastioni sovrapposti, ciascuno disposto intorno ad una piazza circolare; la scenografica piazza Elimo fu progettata dal famoso architetto Paolo Portoghesi. Ma l’identità di Poggioreale non si trova nel nuovo centro abitato, quanto negli impressionanti ruderi del vecchio “paese fantasma” posto “su un poggio degno di un re” (da cui il nome), abbandonato in seguito al terremoto del 1968. Nel successivo sito archeologico del “Castellazzo” si può scoprire la storia più antica del territorio e godere in cima di un panorama sulla provincia tra i più suggestivi che si possano immaginare. Se la vocazione agricola del territorio trova testimonianza nel piccolo Museo etno-antropologico, periodicamente la cittadina si anima di sagre e manifestazioni che ripropongono al visitatore i sapori e i colori delle antiche tradizioni, tra cui la Sagra della ricotta e dei Formaggi, la Sagra della Muffuletta e i Calici di stelle.
PAESAGGIO
L’odierna Poggioreale si trova poco distante dal vecchio centro urbano spazzato via dal terremoto del 1968. È una città moderna, concepita in modo totalmente diverso da quella originaria, in cui si è realizzata un'architettura che si distacca decisamente dalla tipologia della città distrutta. Poggioreale oggi si trova in una panoramica posizione collinare, a nord della valle del fiume Belice che scorre poco distante. Tale nuovo insediamento si articola in tre bastioni sovrapposti, ciascuno dei quali risulta formato da un nucleo residenziale disposto ad anello attorno ad una piazza circolare. Verdi colline, un monte, un poggio degno di un re: questo lo scenario naturale di Poggioreale che si è mantenuto vivo nel suo contesto paesaggistico, l’unico elemento capace di ritrovare, attraverso le sue coltivazioni di ulivi e vigneti, quella identità che il terremoto ha tentato di cancellare.
STORIA
La fondazione dell’antica Podium regale, “poggio degno di un re”, avvenuta nel 1642 per ius populandi, procurò al marchese Francesco Morso di Gibellina il titolo di principe di Poggioreale; fu lui infatti a volere che gli agricoltori dei feudi Bagnitelli, Mandria di Mezzo e Busecchio si trasferissero ai piedi del monte Castellazzo, nel luogo in cui possedeva un palazzo di soggiorno. La città per secoli ha vissuto il divenire storico come centro agricolo, fino alla notte tra il 14 e il 15 gennaio del 1968 quando un violento sisma colpì la valle del Belice: l’antico centro abitato di Poggioreale fu danneggiato per l’80% e molte case crollarono sotto i colpi sussultori del terremoto. La vecchia città venne abbandonata e il nuovo nucleo abitativo trasferito più a valle, sulla collina del Baglio della Mandria di Mezzo, dove la popolazione ha saputo mantenere usi, costumi e tradizioni.
NATURA
I riferimenti di ordine naturalistico, riconducibili all’antica presenza del bosco mediterraneo, sono rinvenibili in elementi relitti che caratterizzano il paesaggio risalendo verso il Monte Castellazzo. Si passa infatti dalla gariga ad ampelodesma, palma nana, ginestra, asfodelo ed euforbia, alla macchia con formazioni secondarie, frutto di un intenso degrado dei boschi originari. Prevalgono così gli arbusti e gli elementi caratterizzati da una certa spinescenza come il rovo, il prugnolo, il biancospino, il perastro, ed ancora il sommacco, utilizzato un tempo per l'estrazione del tannino. Grazie a questi mosaici vegetazionali, nel periodo primaverile compare un migratore dai variopinti colori, il gruccione, riconoscibile per la lunga coda, le ali appuntite ed il becco affilato, ed anche la poiana, mentre, posata sui campi, si può osservare l'allodola dal melodioso gorgheggio.
ARCHEOLOGIA
Sul monte Castellazzo si trova un’area archeologica molto interessante, nella quale recenti scavi hanno individuato un antico insediamento, presumibilmente di origine elima. È probabile che il sito, solo in parte messo in luce e di piccole dimensioni, sia stato abitato a partire dal VII secolo a.C., anche se si ritiene che qualche nucleo di popolazione possa averlo abitato anche in periodi precedenti. Secondo una ipotesi locale, sul monte Castellazzo o Elimo, sarebbe sorta, intorno all’anno 1184 a.C., la città di Elima, così chiamata dal nome del condottiero troiano che, fuggito dalla sua città per mare, trovò salvezza sulle coste della Sicilia Occidentale: non si esclude poi che si possa trattare della misteriosa Entella, la terza città elima della quale parlano le cronache di antichi autori, e che, assieme a Erice e a Segesta, fu una delle comunità principali di quella civiltà.
ARTE
Un particolare presepe in vetro di Murano trova posto, in esposizione permanente, in un piccolo edificio post-moderno, ideato dagli architetti Purini e Termes, alle spalle della piazza Elimo come autostazione, oggi trasformato in sede espositiva con grandi vetrate che permettono la vista anche dall’esterno di questo cosiddetto presepe incantato. Le diciassette figure, tra personaggi e animali, che lo compongono, intensamente realistiche, misurano dai trenta ai novanta centimetri di altezza e sono state realizzate su bozzetti creati dal palermitano Pippo Madè, nelle famose vetrerie venete dal celebre maestro Rosin con la tecnica “a mano volante” che consente di ottenere particolari effetti cromatici attraverso diversi tipi di fusione.
I personaggi sono quelli tipici del presepe siciliano: oltre Maria, Giuseppe e il Bambino Gesù ne fanno parte “pastori” e animali, tra cui anche un cammello.
MONUMENTI
La cittadina accoglie il visitatore con la scenografica piazza Elimo, una sorta di agorà greca, progettata dall’architetto Paolo Portoghesi che, ispirandosi a modelli classici, ha utilizzato colonne scanalate, statue, architravi rettilinei e timpani triangolari per far rivivere propilei, stoà e templi greci in una dimensione veramente suggestiva e particolare. Il tema che l’architetto ripete volentieri è quello del tempietto con due colonne e frontone, proposto anche nella base e nella lanterna della svettante torre dell’orologio, oltre che nel prospetto del Municipio. Degli architetti Purini e Termes è la cappella di Sant’Antonio da Padova con corte antistante e ampio sagrato con pilastri liberi; in forme vagamente classicheggianti, ispirate alle vicine opere di Portoghesi, si presenta invece il teatro Comunale, un’opera incompleta, progettata da Luigi Giocondo.
“Ruderi di Poggioreale”
Suggestiva è l’atmosfera che emana l’antico centro abbandonato a causa del terremoto del 1968 che l’ha distrutto per l’80%, definito citta fantasma e scelto per l’ambientazione di alcune scene di film famosi come La piovra, L’uomo delle stelle, Malena, Cefalonia.
Nel tessuto urbano sono ancora leggibili l’impianto a scacchiera, il tracciato viario e il complesso degli edifici dei quali rimangono, in gran parte, i muri perimetrali.
E’ possibile percorrere Corso Umberto I, la strata di la cursa, lungo la quale si affacciano i resti dei principali edifici: il Municipio, la scuola, l’ufficio postale, il teatro comunale, la chiesa di Sant’Antonio da Padova. Dalla piazza Elimo si scorge l’ampia gradinata che conduce alla chiesa Madre, di cui sono superstiti brani di muri perimetrali e l’alto campanile. Resiste anche l’antica fonte Cannoli, al centro dello slargo omonimo.
TRADIZIONI
Nei giorni 18 e 19 marzo, in occasione della festività di San Giuseppe, vengono allestiti artari votivi, per chiedere una grazia al Santo o per averla ricevuta, secondo un’usanza che risale al secolo XVIII; ricoperti di lenzuola bianche, sono addobbati con alloro, grossi pani rotondi detti cucciddati, arance e i tipici squartucciati, sfoglie di pasta ripiena di fichi triturati, modellate secondo varie forme simboliche e artisticamente intagliate con speciali coltellini. Alla realizzazione di questi straordinari addobbi provvedono le donne del paese che con certosina pazienza e grande abilità riescono a creare stupefacenti “ricami” di pasta.
Davanti l’altare è posto un tavolo apparecchiato per tre persone, un tempo tre poverelli, alludenti alla Sacra Famiglia, ai quali, il giorno 19, viene offerto un pranzo con numerose pietanze, preparate soprattutto con le primizie dei campi.
ENOGASTRONOMIA
L’agricoltura ha determinato, fin dalle origini, la storia del paese ed è tuttora l’attività primaria che vanta impianti viticoli di alta qualità e la produzione di ottimi vini bianchi e rossi che hanno procurato a Poggioreale l’appellativo di Città del vino. Non mancano altri tipi di produzioni quali olio, cereali, meloni gialli, angurie e ortaggi.
Alcuni allevatori-caseari ancora oggi producono artigianalmente formaggi e soprattutto pecorino nelle versioni: tuma, primo sale, semistagionato e stagionato, oltre che la “zabbina” (ricotta con siero) e la ricotta da pasto che regna sovrana nella preparazione di prelibati cannoli, cassatelle, torte e cassate. Vera e propria specialità è la Vastedda del Belice, un formaggio DOP, a pasta filata dalla forma di una piccola pagnotta, prodotto con latte di pecora autoctona, molto apprezzato da intenditori e gourmet.
Nfigghiulate, pastelle farcite di cipolle ed insaccato di salsiccia, stigghiola di agnello, dolci a base di fichi (cucciddati di Natale) e di mandorle sono delle vere e proprie prelibatezze. Nel pranzo di San Giuseppe è d’obbligo un primo piatto molto particolare, composto per 3/4 di spaghetti conditi con uno speciale sugo di pomodoro, arricchito da broccoli, finocchietto selvatico, puddicini e altre erbe, il tutto cosparso di mollica abbrustolita, e per ¼ di riso bianco accompagnato da fagioli.
Tipicamente locale è la muffuletta, un panino molto morbido con un forte aroma di finocchietto selvatico, da consumare, preferibilmente, condito con il buon olio extra vergine ricavato dalla Nocellara del Belice DOP, con pecorino grattugiato e pezzetti di sardine salate.
MUSEI SCIENZA DIDATTICA
La vocazione prettamente agricola di Poggioreale è documentata nel Museo Etno-antropologico, memoria storica della popolazione, annesso alla Biblioteca Comunale.
Il visitatore troverà qui un mondo dimenticato, legato alle attività che si svolgevano sia nei campi che nelle botteghe del fabbro, del bottaio, del calzolaio, o più semplicemente in ambito domestico, rappresentato da attrezzi, strumenti e oggetti dalle forme e dai nomi ormai quasi sconosciuti, che se letti, o meglio ancora pronunziati in dialetto, risultano più incisivi del significato italiano.
Oggetti singolari sono li vertuli di Poggioreali, tipica bisaccia locale destinata a contenere vivande, e la coppia di gerle, ceste a cono rovesciato, canceddi, per il trasporto dell’acqua dentro contenitori di terracotta.
Una piccola vetrina raccoglie inoltre materiale archeologico proveniente dal Monte Castellazzo, abitato fin dalla preistoria.
RELIGIONE RICORDI LEGAMI
Molto partecipate sono le feste religiose, da quella del Santo Patrono, Antonio da Padova che ricade nei giorni 12 e 13 giugno, con processioni e spettacoli, a quella di San Giuseppe, Padre della Provvidenza, il 18 e 19 marzo.
La realizzazione stessa degli altari nasce dalla profonda esigenza, da parte di chi ha fatto un voto, di ringraziare il Signore dei benefici concessi , per intercessione di San Giuseppe. Di grande rilevanza è perciò la simbologia cristiana sia degli elementi che compongono l’altare, sia degli squartucciati che hanno forme di palme, colombe, pavoni, pesci, cuori, ostensori, cestini, acquasantiere. Pura devozione è il rito di offrire a chi visita l’altare ceci caliati, dolci e pane benedetto, o distribuire le pietanze del pranzo, in sintonia con le parole di Gesù: Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date (Matteo 10,8), per cui pi San Giuseppi grazie un si dici.
EVENTI E MANIFESTAZIONI
A rendere vivace la vita poggiorealese sono le sagre e le mostre che promuovono i prodotti tipici locali e in particolar modo quelli caseari.
Ricotta e formaggi sono infatti i protagonisti della mostra e della sagra che si tengono il terzo sabato di maggio, durante la quale, oltre a degustare le molteplici varietà di formaggi si può assistere alla dimostrazione pratica del ciclo di lavorazione con le attrezzature tradizionali.
Altro appuntamento nella prima settimana di novembre, è la Sagra della Muffuletta, tipico panino molto morbido. Nel mese di agosto, oltre che all’Estate poggiorealese, caratterizzata da spettacoli musicali, teatrali e di intrattenimento, all’insegna dell’allegria e del gusto si svolge la serata Calici di stelle, nella quale sono protagonisti gli ottimi vini locali, bianchi e rossi. Interessante anche la Mostra degli squartucciati, per San Giuseppe, a marzo.
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