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RISERVA NATURALE DELLO ZINGARO
E’ stata la prima riserva naturale istituita in Sicilia (L.R. n.98 del 1981), anche in seguito ad una manifestazione ambientalista che nel 1980 formò una catena umana da Scopello a San Vito Lo Capo; ingloba un tratto di circa 7 km di splendida ed incontaminata costa affacciata sul Golfo di Castellammare ed una catena di montagne che, alle piccole calette e ai suggestivi strapiombi sul mare, fa da magnifica cornice. I rilievi più interessanti sono il Monte Scardina, il Monte Passo del Lupo, il Monte Speziale che con i suoi 913 metri è la cima più alta delle riserva. Le rocce affioranti sono calcari, dolomie e marne. La Riserva, di 1600 ettari, può essere percorsa a piedi attraverso i sentieri; i percorsi più rappresentativi dei vari aspetti dello Zingaro sono tre: il primo si snoda interamente lungo la costa tra l'ingresso Sud-Est (versante Scopello) e l'ingresso Nord (versante San Vito); il secondo interessa per metà il precedente per poi inoltrarsi in una delle zone dello Zingaro alto e fa ritorno al mare; il terzo, infine, il più impegnativo, è praticamente un tour completo della Riserva, interessando sia la costa che l’intera parte alta della Riserva. Lo Zingaro vissuto a piedi incanta per la sua aspra bellezza, per i colori intensi in ogni stagione: il profumato mare turchese, le bianche calette, le onnipresenti verdi palme nane, i rigogliosi lentischi e terebinti, i tenaci olivastri e carrubi, gli sgargianti colori dei fiori primaverili e autunnali nei pascoli, il dorato mantello estivo delle falde dei monti, le armoniose forme delle casette rurali. Infatti, lo Zingaro è anche e soprattutto una riserva del paesaggio, un antico sodalizio dell’uomo con la terra. La costa è come un filo di perle lungo sette chilometri. Una serie di pareti a picco, aspri promontori, magnifiche calette, profonde rientranze, antri e cunicoli sottomarini, bassi scogli, stretti vallocelli, fantastiche spiagge di ciottoli e sabbie che si specchiano in un mare incontaminato dai toni cangianti: qui azzurro, turchino, celeste. Interessante è poi l’esistenza di un “marciapiede” (trotoir in francese) calcareo costituito da gusci di vermetidi, (molluschi gasteropodi con guscio a forma di tubo), molluschi bivalvi, alghe calcaree e altri organismi tra di loro intrecciati e saldati. Ne esistono pochi esemplari nel Mediterraneo, ed è un importante esempio – come le scogliere coralline – di rocce “biocostruite” da organismi viventi. La Riserva, posta in continuità della serie di rilievi calcarei di origine mesozoica del palermitano, a poca distanza dall’interessante Monte Cofano che si erge isolato a Occidente, presenta una spiccata diversità di ambienti che in parte ospitano fitocenosi di grande interesse naturalistico e talvolta anche paesaggistico. Importante per la vegetazione è anche il clima generale, con una temperatura media annua di 19°C e una piovosità di 645 mm. Anche quando non piove ristagnano sui monti benefici banchi di nebbia provenienti dal mare, che sostengono microclimi umidi locali. Lo Zingaro è un ambiente biologico ricchissimo di specie: in pochi anni di ricerche sono state catalogate circa 700 specie di cui almeno venti sono endemiche o rare, altrove spesso estinte o in grave pericolo di estinzione. Tra quelle più diffuse e importanti per l’economia agricola di un tempo, sono da ricordare certamente il Frassino da manna, albero utilizzato non soltanto per estrarne la manna ma, anche, per ricavarne un legno particolarmente indicato per la costruzione di attrezzi agricoli. L’Alloro, noto principalmente per l’uso terapeutico che viene fatto delle sue foglie ma importante anche per un unguento che si ottiene dalle sue drupe e che veniva usato per la cura delle malattie reumatoidi. E, ancora, la Malva, che il popolo dello Zingaro usava per svariati usi che vanno da quelli terapeutici e gastronomici a quelli della cosmesi. Il ficodindia, di cui oltre al frutto venivano usati i fiori per preparare infusi contro spasmi ed infiammazioni intestinali. Il Cappero, usato in gastronomia. Il Finocchio dalle proprietà terapeutiche e notissimo in culinaria. Il Carrubo i cui frutti venivano utilizzati specialmente come mangime per il bestiame. L’Oleastro, pianta importante non solo per le sue proprietà medicinali ma in quanto portainnesto per diverse varietà di ulivi. E poi, ancora, il Lentisco, il Terebinto, l’Agave, la Palma nana, la regina dello Zingaro, che qui raggiunge forme e dimensioni maestose. Nei pochi chilometri quadrati della Riserva nidificano e si riproducono diverse specie di uccelli; una quantità mai riscontrata in nessun tratto della costa siciliana. Una ulteriore conferma degli equilibri ambientali esistenti è data dalla presenza del Falco Pellegrino. Tra i rapaci vi sono anche l’Aquila del Bonelli, le Poiane, e i Gheppi; la ricchissima avifauna comprende inoltre, tra le specie più importanti, il Corvo imperiale, lo Zigolo nero, il Passero solitario, la Coturnice. Parecchi, poi, i Gabbiani ed i Piccioni selvatici, i Rondoni comuni, le Cornacchie grigie, le Gazze, i Cardellini e gli usignoli. Fra gli uccelli notturni sono sicuramente presenti la Civetta e l’Allocco. Tra i mammiferi il primo posto spetta al Coniglio in costante aumento, seguito dalla Volpe che svolge un’azione limitante rispetto all’aumento dei primi. Numerose le Donnole, piccoli carnivori che predano uccelli e topi; il Riccio e l’Istrisce e, tra i roditori, l’Arvicola del Savi che vive gran parte della sua vita in tante sotterranee ed il topo selvatico. Tra i rettili, è presente la Vipera ed il Biacco, il Gongilo, e due specie di lucertole.
Progetto Celt, 2001. Trapani, provincia naturale - Guida alle Riserve. pp. 6-9.